Continua il nostro giro di interviste dedicate al mondo della disabilità. Oggi abbiamo il piacere di parlare con Giovanni Pagotto (qui la sua pagina Facebook), un giovane veneziano dai modi gentili e parole ponderate. Di lui si sa poco: il web -abbastanza stranamente- quasi non fornisce informazioni a suo carico. Partiamo da ciò che sappiamo: un incidente l’ha costretto alla sedia a rotelle.
Ciao Giovanni, come stai? Ti va di raccontarci qualcosa di te, del tuo percorso?
Si, allora… a fine settembre 2016 ho subìto un incidente sullo scooter… non ricordo bene la data, anzi, in realtà non ricordo molto dell’episodio in generale perché ho fatto un mese di coma farmacologico. So che hanno fatto inversione ad “U” durante un sorpasso…ed io ero lì.
E ti hanno preso…
Già, proprio dove adesso vedi i paletti di rallentamento, ecco, che poi quei paletti ci sono grazie a me [RIDE] Lì, mi hanno preso, e dopo quel mese di coma mi sono risvegliato con una lesione al midollo spinale. In realtà avevo anche una lesione bilaterale ai plessi, che però essendo periferica, fortunatamente si è ripresa con il tempo. Ah, senza contare le numerose fratture, il trauma cranico e quello pneumotoracico [RIDE]
E poi…
E poi è iniziato il mio tour degli ospedali: Mestre, Udine, Vicenza e poi la terapia a Villa Margherita. Il tutto è durato più o meno 15 mesi, fino a quando mi sono stabilizzato. Poi, la fisioterapia: a Fisiosport Terraglio , dove tra l’altro hanno fatto il grosso del lavoro di riabilitazione vera, e moltissima terapia occupazionale a domicilio per farmi ridiventare autonomo al 100%…in maniera intensiva la fisioterapia (tutti i giorni inizialmente, poi a scalare) per circa un anno un anno e mezzo dopo le dimissioni dall’ospedale. Attualmente, comunque, mantengo l’allenamento attraverso l’esercizio quotidiano per la handbike .
Siamo passati da un letto di ospedale ad una disciplina sportiva!?
Eh già [RIDE] Dal 2018 mi alleno con l’handbike. Ora, il mio prossimo obbiettivo è la partecipazione alle paralimpiadi di Parigi del 2024. Per la quale è necessario superare le qualificazioni, che sono un importante pass-partout.
Mi sembra di capire che ti muovi molto, sia fisicamente che geograficamente…
Esattamente [Sorride] e per questo, devo sottolinearlo, l’adattamento della macchina è uno dei punti fondamentali per la mia autonomia riguadagnata. I tecnici di Bottan Carlo & C mi hanno allestito una macchina al 100% funzionale per tutti i miei spostamenti quotidiani con velocità e comodità, che mi rende possibile trasportare la handbike in autonomia per le gare. Il tutto con un’attenzione eccezionale alla personalizzazione e un’assistenza impeccabile nel post-vendita.
Ma l’handbike non è la tua unica attività… anche dal punto di vista lavorativo…
No, in realtà da quasi due anni lavoro per la BEI, la Banca Europea degli Investimenti
La BEI… quindi, sen non erro, una realtà oltre confine…?
Si, in realtà già prima dell’incidente ho studiato molto fuori: Danimarca, Russia e Turchia soprattutto. Recentemente, sono approvato in Lussemburgo. Pensa che prima della pandemia vivevo e lavoravo lì; adesso, temporaneamente lavoro da remoto, con una dispensa eccezionale per facilitarmi la vita in regime di smartworking in questi tempi strani. Altrimenti, sarei obbligato a risiedere nel raggio di 50km dalla Banca.
Perché sei più comodo?
Beh, in realtà vivevo da solo lì e vivo da solo anche qui. Però, essere a casa è diverso.
Vivi da solo…
Si, avevo comprato caso già prima di trovare lavoro alla BEI, poi quando ho iniziato il lavoro lì, ho cercato una soluzione che andasse bene a me, e -dopo un lungo cercare- l’ho trovata. Diciamo che mi arrangio, anche se magari preferisco farmi aiutare per le faccende domestiche, non perché non riesca ma perché mi porterebbero via veramente molto tempo. Sai, quando vivi come me, il tempo si dilata e nel tempo in cui prima facevo dieci cose, adesso ne faccio due…
E vivere e lavorare in Lussemburgo, per un ragazzo diversamente abile, com’è?
Dunque, è necessario distinguere il Lussemburgo dalla BEI. Infatti, la Banca Europea degli Investimenti è una realtà sovranazionale, perciò non vive i limiti delle leggi o regolamenti dei singoli stati. Allo stesso modo, non subisce nemmeno ripercussioni dal punto di vista culturale. Pensa che anche solo l’assunzione alla BEI procede per application, quindi è un processo di selezione standard, non c’è nessuna stigmatizzazione. Infatti, la candidatura di persone con disabilità è assolutamente non discriminatoria e anzi incoraggiata, con un crescente e forte impegno istituzionale a tal proposito. Poi, anche dal punto di vista pratico, la struttura della BEI è alla portata di un disabile.
E per quanto riguarda il Lussemburgo?
Beh, la vita in Lussemburgo, ti parlo dal punto di vista della disabilità, è pressoché equivalente all’Italia, con un’ottima accessibilità in luoghi pubblici e trasporti, ma alcune criticità nei luoghi privati (per esempio bar, ristoranti, locali). Poi, anche l’attività di ricerca della casa è stata lunga, nonostante l’ottima assistenza dalle risorse umane della Banca.
Fai talmente tante cose che parrebbe superfluo specificare il tuo ruolo all’interno della Banca Europea degli Investimenti…
Beh, io sono praticamente l’ultimo arrivato. Faccio Risk Management. Però sono contento, è una bella realtà.
Giovanni, la nostra intervista è terminata. Prima di salutarti, vorrei ringraziarti per il tuo messaggio di speranza ed esempio di tenacia. La tua è una storia che merita di essere raccontata, perché non è solo la storia di chi ce l’ha fatta; è la storia di chi ce la fa, ogni giorno, gettando il cuore oltre l’ostacolo.
Grazie a te, è stato un piacere.