Il 3 dicembre si è celebrata la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: un’occasione di incontri, convegni e celebrazioni in tutta Italia, ma anche momento di profonda riflessione su quanto sia ancora lungo il percorso per l’inclusione e la parità di condizioni.
3 Dicembre: Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità
Negli ultimi anni, l’Italia ha messo in campo una serie di riforme che hanno lo scopo di “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”, così come sancito dall’art. 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
L’obiettivo dunque è uno: abbattere qualsiasi barriera che, fisicamente o mentalmente, continui a rappresentare un ostacolo per la vita delle persone con disabilità. Questo è il messaggio che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto diffondere con forza in occasione di questa giornata. Inclusione è e deve essere la parola chiave; solo una società pienamente inclusiva, che attribuisce il giusto valore alle diversità può considerarsi “autenticamente democratica, aperta e senza ostacoli”, ha ribadito il Presidente.
Abbattere qualsiasi barriera che rappresenti un ostacolo per la vita delle persone con disabilità.
Ma la buona volontà e l’impegno continuo sono solo il primo passo di questo lungo e difficile processo. Se da un lato si può affermare con orgoglio che sono stati raggiunti importanti traguardi, dall’altro è doveroso sottolineare che tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso contributo delle famiglie che, ancora oggi, ricoprono una posizione in prima linea nella cura e nel contrasto al rischio di esclusione sociale, svolgendo il ruolo di “ammortizzatori”.
Basti pensare che oltre il 70% delle persone con disabilità vive all’interno di un nucleo familiare i cui componenti si fanno carico dell’assistenza; secondo i dati ISTAT, infatti, il 27.4% delle persone con disabilità vive con un coniuge, il 16.2% con il coniuge e i figli, il 7.4% con i figli, il 9% con uno o entrambi i genitori, e l’11% circa con altre tipologie di familiari.
Purtroppo, queste famiglie coraggiose e forti non possano usufruire (nella maggior parte dei casi) di forme adeguate di aiuto, sia esso di carattere sociale o economico. Il loro reddito annuo equivalente medio (comprensivo quindi dei trasferimenti da parte dello Stato) è inferiore del 7,8% rispetto al reddito medio nazionale. Sono quindi costrette a ricorrere a reti di aiuti “informali”, al fine di far fronte alle nuove e continue sfide che si trovano costretti ad affrontare, nelle scuole, nel mondo del lavoro, andando a fare le spese, o semplicemente muovendosi in giro per la propria città.
È dunque chiaro che questa giornata di celebrazioni debba essere sì un’occasione per gioire di tutti i successi ottenuti e i positivi traguardi raggiunti, senza però che l’obiettivo della giornata medesima passi in secondo piano; riprendendo le parole di Sergio Mattarella, bisogna continuare a lavorare per “superare limiti e diffidenze [consentendo] alle persone con disabilità di vedere nel nostro Paese un esempio di altruismo e appartenenza”.