Ma la bozza del decreto preoccupa le docenti, famiglie e associazioni: “No a ghetti”
Anziché andare in classe, gli insegnanti di sostegno potranno insegnare direttamente a casa dell’alunno disabile. Per ora è solo un’ipotesi, ma il provvedimento che è sulla scrivania del Ministro dell’Istruzione ha già sollevato un mare di perplessità.
Così, sul tavolo dell’Osservatorio sulle disabilità, la Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’handicap) ha chiesto di poter presentare degli emendamenti per mettere una pezza al documento.
Alunni disabili e istruzione domiciliare: i dubbi delle famiglie e degli insegnanti di sostegno
Anche se il Decreto sulla scrivania del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è ancora soltanto una bozza, i genitori sono perplessi. In effetti, il timore maggiore è che questa novità possa andare in senso contrario all’inclusione. Il motivo di tali perplessità risiede nel fatto che il documento prevede che le scuole possano individuare azioni mirate per alunni particolari.
Nello specifico, si parla della possibilità data alle scuole, in collaborazione con enti locali, Asl e uffici scolastici regionali di individuare azioni mirate per alunni che non sono in grado di frequentare l’aula per un periodo superiore a trenta giorni di lezione, anche se non continuativi. Quindi, saranno il consiglio di classe o il team dei docenti a elaborare il progetto di istruzione domiciliare.
Tuttavia, è un’iniziativa che non trova affatto il plauso corale di chi dei disabili se ne prende cura. Infatti, se, da un lato, di istruzione domiciliare i ragazzi con la 104 hanno sicuramente bisogno -almeno in parte- dall’altro, il tiro va certamente calibrato. Il rischio è di ghettizzare i disabili. Inoltre, il fatto che il Decreto non specifichi quante ore al giorno debbano essere di istruzione domiciliare, non permette di capire se si tratti di un provvedimento in favore dell’alunno o del docente.
Allora, Evelina Chiocca afferma che “non è possibile che un decreto imponga il servizio presso il domicilio di un alunno, senza che prima sia stato modificato il contratto di lavoro”. Per altro, così facendo si “rafforza il fenomeno della delega, sottraendo gli altri docenti della classe alla corresponsabilità del progetto inclusivo”. Poi, entrare in una casa non è come entrare in classe: serve una formazione specifica.
Chiudiamo, citando Ernesto Ciriaci, presidente del Movimento insegnanti di sostegno specializzati: “Dal punto di vista pedagogico e dell’inclusione è una strada pericolosa. Il docente di sostegno è contitolare alla classe: come la mettiamo dal punto di vista normativo? Abbiamo lottato per tenere i disabili in presenza: qualsiasi sia l’invalidità è fondamentale l’abbraccio di un alunno”