CUDE – la piattaforma unica nazionale. Perché non funziona

È passato un anno da quando in un nostro articolo abbiamo presentato il progetto CUDE (Contrassegno Unificato Disabili Europeo) e le sue problematiche. Ad oggi, le cose non sono cambiate e il motivo principale può essere individuato nella mancanza di adesione dei Comuni italiani.

Cos’è il progetto CUDE

Facciamo un passo indietro: che cos’è il progetto CUDE?

Il progetto CUDE nasce nel 2021 con lo scopo di favorire la mobilità dei cittadini disabili grazie all’istituzione di una banca dati unica nazionale che sollevi la persona con disabilità – titolare del contrassegno auto disabili – dall’incombenza di comunicare l’ingresso nelle aree a traffico limitato o nelle strade e corsie dove vigono divieti e limitazioni nel momento in cui si verifichi uno spostamento in un comune diverso da quello di residenza.

In breve, l’idea è dunque la creazione di un database nazionale dove confluiscano i dati delle targhe dei cittadini titolari del CUDE, accessibile alle amministrazioni per la consultazione e il relativo controllo dei passaggi nelle ZTL, comportando dunque una notevole riduzione dei tempi burocratici.

Ad oggi, il possessore di CUDE che intende transitare in una ZTL di un comune che non aderisce al progetto deve comunicare anticipatamente il transito in modo che la segnalazione arrivi al comando di polizia stradale e vengano dunque evitate le sanzioni amministrative.

Perché il progetto funzioni a livello nazionale c’è bisogno dell’adesione dell’intero “sistema comuni”; tuttavia, al momento, CUDE ha ottenuto l’adesione di soli 26 comuni distribuiti tra Veneto, Lombardia, Toscana, Sardegna, Marche, Puglia, Piemonte, Friuli, Liguria e Lazio.

Il vantaggio che hanno i comuni aderenti è subito tangibile, in quanto possibile riconoscere rapidamente le targhe dei veicoli in transito, abbattendo dunque i tempi burocratici legati a controlli e sanzioni.

Perché allora il progetto non ha adesioni?

Alla luce di questi vantaggi e dell’incomprensibile mancanza di adesione da parte dei comuni, il Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e la Ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, hanno firmato una lettera indirizzata al Presidente dell’ANCI  (Associazione dei Comuni Italiani) chiedendo che l’Associazione possa farsi promotrice del progetto.

Nella lettera leggiamo:

“L’adesione alla piattaforma – spiegano Salvini e Locatelli – produrrà effetti positivi tangibili che riguarderanno anche gli stessi Comuni che vi aderiranno, con una semplificazione della procedura normalmente necessaria per l’accesso alle zone a traffico limitato e quindi anche ai parcheggi riservati all’interno delle ztl. Si tratta di garantire a tutte le persone con disabilità di poter circolare più agevolmente su tutto il territorio e, in particolare, ad ogni Comune di garantire la mobilità controllando le targhe attraverso le telecamere e lo scambio di dati. L’adesione alla piattaforma da parte di tutti i Comuni è fondamentale e non può attendere oltre. Insieme ad Anci incentiveremo, dunque, l’adesione dei Comuni e il diritto dei cittadini più fragili di poter circolare liberamente e usufruendo dello stesso diritto in maniera omogenea su tutto il territorio”.

Arriva a Torino il Disability Pride: l’appuntamento è stato fissato al 15 aprile

Arriva a Torino il Disability Pride, la grande manifestazione che, oltre a dare voce alle persone con disabilità, sensibilizza anche cittadinanza, istituzioni e privati sulle tematiche collegate alla disabilità, con una “Parata dell’orgoglio disabile” tra le vie del centro.

L’appuntamento, atteso per il 15 aprile 2023, è stato promosso dall’Associazione Luca Coscioni e da altre 18 realtà cittadine. È stata attivata, inoltre, una campagna di crowdfunding per sostenere l’iniziativa, disponibile su GoFundMe.

Insieme alla parata è prevista anche la redazione di un manifesto locale. Spiega Miriam Abate, dell’Associazione Luca Coscioni: «Il Torino Disability Pride nasce da una rete di realtà che si occupano attivamente di disabilità sul territorio, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza su un mondo ancora troppo spesso lasciato in disparte e portare avanti, di fronte alle istituzioni presenti, istanze relative a numerose problematiche culturali e pratiche che le persone con disabilità vivono quotidianamente».

I Disability Pride nascono negli Stati Uniti durante gli anni ’90, con lo scopo di promuovere una rivoluzione culturale capace di cambiare completamente la percezione della disabilità.

Un processo che prevede anche la presa di coscienza da parte delle stesse persone con disabilità di un mondo in cui la pari dignità, le pari opportunità, i diritti e la coesione sociale siano qualcosa di imprescindibile.

In tale ottica, le persone con disabilità si sono fatte portavoce di un percorso di autodeterminazione, partecipazione alla vita politica, sociale, economica e culturale, finalizzato alla piena eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione e all’abbattimento delle barriere e degli ostacoli quotidiani.

In Italia, i Disability Pride vengono organizzati da una rete nazionale informale, creata dall’attivista Carmelo Comisi composta da organizzazioni e cittadini, conosciuta come Disability Pride Network.

La prima edizione italiana si è svolta nel 2015 a Ragusa, sotto il nome di Handy Pride. Soltanto successivamente ha assunto l’attuale denominazione, e l’anno scorso si è svolto a Roma, Milano e Bologna.

Alcune disabilità non si vedono: ecco uno strumento per segnalarle in modo discreto

Capita sempre più spesso di vedere persone in coda al supermercato o ad una biglietteria di un museo con al collo un cordino, come quelli utilizzati per appendere i badge, di colore verde scuro e con sopra disegni di girasoli.

Questo particolare cordino è stato disegnato nel 2016 da Hidden Disabilities, un’associazione britannica che si occupa di disabilità invisibili, quelle che non si vedono ad occhio nudo.

Il cordino con i girasoli viene utilizzato in moltissimi paesi, anche in Italia, e ha lo scopo di far ottenere alla persona che lo indossa la precedenza oppure l’assistenza alla quale ha diritto. Oppure, semplicemente segnalare al resto delle persone in fila che potrebbe essere un po’ lenta.

Le testimonianze di chi convive con disabilità invisibili

Pamela De Rosa, rappresentante dell’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR), convive con una disabilità invisibile. De Rosa gestisce una pagina Facebook e Instagram, e sostiene di utilizzare molto spesso il cordino verde con i girasoli.

Le è stata riconosciuta una disabilità dell’80%. Non ha una patologia ben definita, ma un insieme di condizioni polmonari, reumatiche, connettivali, neurologiche, cardiologiche e metaboliche per le quali non riesce a restare in piedi oppure camminare a lungo. Inoltre, prende dei farmaci che la portano ad andare velocemente al bagno.

Spiega De Rosa: «A meno che non passi un po’ di tempo con me, anche solo un pomeriggio andando per negozi, non ti accorgi di tutte queste cose». E’ una donna che ama viaggiare, fare snorkeling e andare ai concerti, ma quando fa queste cose deve pensare ad alcune accortezze. Per esempio, ai concerti, porta con sé una piccolissima sedia pieghevole, dato che non può restare in piedi a lungo.

Marco, invece, è un uomo con sclerosi multipla, che ha raccontato dei molti problemi che gli causa la patologia. «L’affaticamento precoce è uno di questi: non posso camminare per lunghi tratti o stare troppo tempo in piedi, altrimenti soffro di spasmi e crampi muscolari. Ho anche continui formicolii, momenti di instabilità in cui perdo l’equilibrio, vertigini e diplopie, oltre a fischi nelle orecchie».

Racconta anche della frequenza eccezionale con la quale ha bisogno di andare in bagno: «Quando vado da qualche parte devo mappare le zone per assicurarmi della presenza dei bagni, e se non lo faccio posso avere dei veri e propri blocchi psicologici».

Marco fa parte di quelle persone che convivono con patologie che non si vedono, dato che lavora, cammina, parla, e si sposta in maniera autonoma. Tuttavia, ha dovuto comprare un’auto con cambio automatico, dato che non aveva più forza nelle gambe, e ha dovuto cambiare la sua mansione a lavoro.

Il cordino verde con i girasoli che aiuta a superare le barriere

La disabilità, nell’immaginario comune, si associa a sedie a rotelle, bagni dedicati con maniglioni bianchi e water rialzati, bastoni e altri dispositivi di supporto. Ma non è sempre così. Le persone con disabilità invisibile devono affrontare continuamente tantissime barriere, e il cordino verde con i girasoli è stato ideato proprio per segnalare questa cosa.

Nei paesi e nei contesti nei quali le persone sono informate sulle disabilità invisibili, De Rosa ha detto di aver avuto esperienze positive. Per esempio, al Museo Egizio di Torino, il personale le ha fatto lo sconto al quale aveva diritto, consegnando anche un biglietto gratuito al suo accompagnatore. Inoltre, le hanno chiesto se avesse necessità di utilizzare una sedia a rotelle e indicato la posizione dei bagni e delle sedie presenti nel museo.

Il cordino con i girasoli indica anche se c’è la necessità di usufruire di parcheggi o corsie riservate. Raluca-Bianca Nedesca, psicologa dell’Associazione Italiana Cardiopatici Congeniti Bambini e Adulti (AICCA), ha detto che le persone con disabilità invisibili ricevono continuamente insulti e attacchi verbali, nei quali vengono accusate di essere persone bugiarde.

Ci sono tantissime disabilità invisibili

Secondo un recente rapporto diffuso dal governo britannico, le disabilità invisibili sono pari all’80% delle disabilità totali in tutto il mondo. In ogni caso, si tratta di un concetto molto elastico, dato che possiamo considerare invisibili le disabilità che si trovano ai loro stadi iniziali, che con il tempo diventeranno visibili.

Disabilità invisibili possono essere le cardiopatie congenite, condizioni di salute mentale, come disturbi di personalità, disturbo bipolare e borderline, schizofrenia, autismo e forme di ansia e depressione che causano attacchi di panico.

Sul sito di Hidden Disabilities, oltre ad acquistare il cordino verde con i girasoli, possiamo anche trovare progetti e associazioni che si occupano di divulgare le disabilità invisibili e combattere lo stigma sociale che generalmente viene associato alle disabilità.

Disabilità: premiate due innovazioni per nuotatori con disabilità visiva e persone con sclerosi multipla

Argo e Digicog-MS sono le due soluzioni che hanno vinto la VII edizione del contest di Sanofi Make To Care, che promuove innovazioni che rispondono alle esigenze che si presentano nella quotidianità di chi ha una disabilità, dei loro caregiver e dei familiari.

Argo punta all’aumento dell’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva; Digicog-MS, invece, è un’innovativa app per il monitoraggio e l’autovalutazione delle funzioni cognitive delle persone che convivono con la sclerosi multipla.

Come funzionano le due innovazioni

Il progetto Argo nasce nel 2021 all’interno di un Corso di Laurea Magistrale in Design all’Università IUAV di Venezia grazie a Daniela Bigon, Giuseppe Campanale e Sara Labidi.

Sostanzialmente, Argo funziona con un laser e una fotocellula che si trovano ai bordi della piscina unitamente ad un dispositivo indossato dal nuotatore. Quest’ultimo viene agganciato agli occhialini da nuoto, e comunica con il nuotatore tramite tre piccoli motori.

Vibrazioni di diversa intensità segnalano quando si arriva al termine della corsia, la presenza di eventuali ostacoli o l’approssimarsi al bordo.

Digicog-MS, invece, è un’app che nasce a Genova nel 2020 grazie a Jessica Podda, ricercatrice della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla.

L’idea alla base dell’app è di ridurre la distanza fisica che era stata imposta ai pazienti per evitare il contagio grazie ad un sistema di supporto nella valutazione delle funzioni cognitive ma anche nella riabilitazione a distanza.

Grazie alla digitalizzazione dei test cognitivi, i pazienti riescono a scegliere tra due modalità di autovalutazione in base alle loro esigenze: una completamente autonoma e l’altra supervisionata da un clinico da remoto.

I vantaggi nell’utilizzare l’app vanno anche oltre il lato medico, dato che Digicog-MS fornisce un prezioso aiuto nelle fasi di valutazione, di interpretazione e di pianificazione dei risultati di un intervento riabilitativo.

Contribuire all’ecosistema della salute

I due progetti sono stati selezionati da una giuria indipendente, composta da esponenti della sanità, del mondo delle istituzioni e nel giornalismo. Giuria presieduta dal Direttore Generale Ryder Cup Golf 2022 Gian Paolo Montali, e dal comitato organizzatore dell’Open d’Italia di Golf Disabili.

Marcello Cattani, presidente e CEO di Sanofi, dice che:

«Alle origini di Make to Care c’è la volontà di intercettare e valorizzare il ruolo del paziente innovatore e di favorire connessioni virtuose, scambi e ulteriori sviluppi grazie ad un approccio basato sulla open innovation. Sono elementi chiave per favorire lo sviluppo di soluzioni inedite e capaci di contribuire all’ecosistema della salute, di cui noi come industria siamo parte attiva ben oltre la nostra attività di ricerca e produzione di farmaci».

I vincitori, ora avranno la possibilità di andare in Israele per un’esperienza formativa e potranno beneficiare di incontri organizzati dall’Ambasciata israeliana a Roma.

Nuovi decreti a favore delle persone con disabilità: l’annuncio del ministro Locatelli

Arriveranno presto altri due decreti che riguardano «l’accertamento della condizione di disabilità e la revisione dei suoi processi valutativi di base; e la valutazione multidimensionale della disabilità e la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato».

Questo è quanto annunciato da Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche in Commissione Affari sociali della Camera.

«Si tratta dei decreti maggiormente rappresentativi del cambio di prospettiva che in questo momento stiamo vivendo e che richiedono grande attenzione e uno sguardo concreto», spiega Locatelli.

Con il primo decreto verranno semplificate e ricondotte ad unità le procedure di accertamento delle condizioni di invalidità civile, cecità civile, sordità, sordocecità e di tutte quelle previste dalla legge 104. La procedura per riconoscere la condizione di disabilità dovrà essere unica e incentrata soltanto sulla Persona.

Il secondo decreto, invece, riguarderà la redazione del progetto di vita dove trovare anche la definizione e il coordinamento dei vari interventi a sostegno delle Persone con disabilità.

Tra gli obiettivi principali del decreto c’è quello di consentire, dopo aver redatto il progetto di vita, l’attuazione immediata attraverso un “budget di progetto”, che si basa sulla definizione quantitativa e qualitativa delle risorse professionali, umane, economiche, tecnologiche e strumentali, da attivare attraverso sostegni o servizi informali, anche valorizzando le attività e l’apporto nell’amministrazione condivisa del Terzo Settore.

Smartworking 2023 per lavoratori fragili: chi ne ha diritto?

Con la legge 197 del 29 dicembre 2022 è stato prorogato il diritto allo smartworking per i lavoratori fragili, estendendolo sino al 31 marzo 2023. La misura era stata introdotta nel 2020 durante l’emergenza Covid-19, consentendo ai lavoratori fragili di lavorare da casa.

È fondamentale leggere attentamente la norma per capire chi sono effettivamente i beneficiari, dato che nelle varie proroghe della misura ci sono state variazioni in questo senso.

Il testo dell’ultima proroga al 31 marzo 2023 si riferisce esplicitamente alle patologie contenute nel decreto ministeriale del 4/2/2022. Al contrario, nella proroga del DL Aiuti bis, si richiamava l’originario decreto del 2020 che prevedeva come beneficiari «i lavoratori che versano in una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ma anche i lavoratori portatori di disabilità grave».

Leggiamo nel decreto: «Il datore di lavoro assicura lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione compresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi di lavoro vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento. Resta ferma l’applicazione delle disposizioni dei relativi contratti collettivi nazionali di lavoro, ove più favorevoli».

Chi ha diritto allo smartworking

I destinatari della misura sono persone con patologie o condizioni contenute nel decreto ministeriale del 4 febbraio 2022, certificate dal medico di medicina generale.

Rientrano in queste categorie i pazienti che, indipendentemente dal loro stato vaccinale, hanno una marcata compromissione della risposta immunitaria, come nei seguenti casi:

  • Trapianti di organo solido in terapia immunosoppressiva;
  • Trapianto di cellule staminale ematopoietiche;
  • Attesa di trapianto di organi;
  • Terapie basate su cellule CAR-T;
  • Patologie oncologiche e onco-ematologiche in trattamento con farmaci immunosoppressivi e mielosoppressivi;
  • Immunodeficienze primitive;
  • Immunodeficienze secondarie con trattamento farmacologico;
  • Dialisi e insufficienza renale cronica grave;
  • Splenectomia pregressa;
  • AIDS con conta dei linfociti T CD4 con più di 200 cellule/μl;
  • Pazienti con 3 o più delle seguenti patologie: cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, BPCO, epatite cronica e obesità;
  • Pazienti con esenzione alla vaccinazione con più di 60 anni e che rispettino le condizioni all’allegato 2 della Circolare della Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute n. 45886 dell’8 ottobre 2021.

Tutte le comunicazioni per i soggetti fragili dovranno essere trasmesse tramite l’applicativo “Smart Working Semplificato” al sito servizi.lavoro.gov.it.

Dal prossimo febbraio tutte le comunicazioni relative ai lavoratori fragili che hanno stabilito il periodo di lavoro agile dal 1° febbraio ai 31 marzo 2023 dovranno essere inoltrate con procedura ordinaria, sempre sul sito ma all’applicativo “Lavoro agile”.

Olimpiadi Milano Cortina 2026: in Veneto un gruppo di lavoro per garantire l’accessibilità al pubblico e agli atleti

Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, ha annunciato di aver avviato uno Studio in tema di accessibilità e inclusività in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Dunque, si comincia a lavorare sull’accessibilità e sull’inclusività, con un progetto che prevede tre fasi.

Lo studio risponde a ciò che richiede il Comitato Organizzatore dei Giochi agli enti che ospitano i giochi olimpici – ovvero, di prestare la massima attenzione all’accessibilità e all’inclusività. Temi che dovranno riguardare tanto gli atleti quanto la relazione con il pubblico, che dovrà essere coinvolto a più non posso e senza barriere.

Il gruppo di lavoro è formato da tecnici qualificati e funzionari di supporto. Lo scopo è quello di «elaborare ed analizzare l’accessibilità universale e l’inclusione nelle città della Regione che ospiteranno i giochi olimpici e paralimpici di Milano Cortina 2026».

Lo studio partirà dai principali eventi sportivi che avverranno nella stagione 2022/2023 a Cortina (parasnowboard, Coppa del Mondo di Sci, ecc), definendo criteri attuativi e linee guida da applicare alle Olimpiadi del 2026.

Le Olimpiadi dovranno promuovere l’inclusività nei confronti della partecipazione agli eventi, tenendo ben presente il tema dell’accessibilità. Ogni partecipante dovrà avere la possibilità di fruire di tutte le opportunità e i servizi delle Olimpiadi, eliminando ostacoli e barriere.

Olimpiadi e Paralimpiadi sono un evento importante, che coinvolge diversi ambiti, aree e settori. Il gruppo di lavoro veneto analizzerà non soltanto il contesto sportivo, come gli impianti sportivi e i locali di pertinenza, ma anche:

  • l’ospitalità turistica, ovvero ristorazione e pubblici esercizi;
  • i trasporti pubblici su ruota, funi e ferro, locali e di collegamento;
  • i locali pubblici, specialmente quelli associati agli eventi olimpici.

Lo studio prevede tre fasi. In primo luogo verrà eseguita un’analisi preliminare, con lo scopo di «contestualizzare l’ambito di intervento e individuazione dei principali stakeholder».

Successivamente avverrà la redazione delle linee guida e il supporto operativo, che fornirà consulenza per attuare le linee guida che verranno testate prima dello svolgimento delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi.

La Regione Veneto collaborerà con la Fondazione Cortina, con la Fondazione Milano Cortina 2020-2026, con la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 e con il Comune di Cortina d’Ampezzo.

Sony: un nuovo controller accessibile che permette a tutti di giocare con la Play Station

Sony ha rinnovato il suo impegno per quanto riguarda l’accessibilità. Ha presentato, infatti, un nuovissimo controller pensato appositamente per i giocatori con disabilità fisica.

Il nuovo dispositivo si chiamerà Project Leonardo e sarà disponibile prossimamente, consentendo a tantissimi giocatori di godere dei più grandi titoli per Play Station 5.

Evidente il riferimento a Leonardo Da Vinci, nel nome come nel design, ispirato all’Uomo Vitruviano. Il nuovo controller, infatti, ha una forma circolare con diversi comandi, che garantiscono supporto a coloro che hanno difficoltà nell’utilizzare a lungo DualSense (il controller che permette di giocare con una sola mano) o nel premere i tasti.

Si potrà utilizzare come controller indipendente oppure insieme ad altri controller Project Leonardo o DualSense.

Nel dispositivo è incluso un kit con componenti intercambiabili, con diversi cappucci e pulsanti per stick analogici di diverse dimensioni e forme. Il dispositivo è personalizzabile e può essere collegato a un DualSense per poter giocare ai videogiochi.

L’idea alla base di Project Leonardo è quella di configurare come si vuole il controller, sistemando i vari pulsanti in posizioni semplici da raggiungere e trovando la configurazione ideale.

Sony conferma anche che sarà possibile associare sino a due controller per ogni singolo DualSense. Dunque, un secondo giocatore potrà aiutare il primo premendo alcuni pulsanti.

Spiega So Morimoto, il leader del team dei designer di Sony: «Project Leonardo fa parte della famiglia di prodotti PS5, e si basa sullo stesso concetto di design. Siamo stati ispirati dall’idea che tutti i giocatori possano godersi insieme il mondo di PlayStation».

«Il nostro team ha testato oltre una dozzina di progetti con esperti di accessibilità, alla ricerca di approcci che aiutassero ad affrontare le sfide chiave per un uso efficace del controller. Alla fine abbiamo optato per un design a “controller diviso”, che consente il riposizionamento della levetta sinistra/destra quasi a forma libera, con componenti intercambiabili».

Continua: «Vogliamo consentire ai giocatori di creare le proprie configurazioni. Sono entusiasta delle interazioni che abbiamo avuto con i giocatori, e del modo in cui ci hanno aiutato a completare il progetto».

Il nuovo servizio Decathlon di traduzione simultanea in LIS per i clienti sordi

Accessibilità non significa soltanto entrare in un luogo privo di barriere architettoniche, ma anche comprendere un testo, visitare una mostra o comunicare efficacemente con gli altri. Significa, quindi, rendere accessibili non soltanto i luoghi, ma anche esperienze e servizi.

La pandemia ci ha dimostrato quanto sia necessario abbattere le numerose barriere comunicative per poter informare e raggiungere tutti i cittadini.

La riduzione del gap comunicativo è una forma di inclusione che migliora sensibilmente la vita di chi convive con la disabilità. Il fine, infatti, è quello di rendere la disabilità una condizione, non un handicap.

Il nuovo servizio Decathlon

Decathlon si muove in questa direzione, grazie ad un’iniziativa digitale che rende più inclusiva l’esperienza di acquisto per i clienti sordi che utilizzano la Lingua dei Segni Italiana (LIS).

Il nuovo servizio clienti dispone di un video-interpretariato che può essere attivato da remoto. Il servizio mette a disposizione un interprete che, in tempo reale, supporta attraverso la videochiamata la conversazione tra l’operatore del servizio clienti e il cliente sordo.

Il servizio clienti in LIS è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 15. L’accesso è molto semplice: basta andare sul menu del sito Decathlon e selezionare la voce “servizio clienti LIS”.

La videochiamata verrà avviata all’istante, e l’interprete tradurrà le richieste del cliente all’operatore Decathlon (e viceversa).

Alla base del servizio troviamo VEASYT, spin off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. VEASYT è specializzata in servizi professionali, che mettono a frutto le competenze dei vari interpreti che si sono formati nell’Ateneo veneziano, prestigioso punto di riferimento per la ricerca e l’insegnamento della LIS.

Giancarla riacquista la vista grazie al primo trapianto alla cornea con protesi sintetica

Un risultato straordinario quello avvenuto al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Giancarla, cieca da cinque anni, grazie ad un trapianto di protesi endoteliale ha riacquistato la vista. Il trapianto è già stato eseguito nel resto del mondo, ma questa è la prima volta che avviene in Italia.

L’intervento è stato eseguito in mezz’ora da Luigi Fontana, direttore dell’Oftalmologia del Policlinico di Sant’Orsola e Docente di Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università di Bologna.

Che cos’è l’endotelio corneale

Per riuscire a vedere correttamente è necessario che l’endotelio corneale svolga correttamente il suo compito, ovvero quello di mantenere trasparente la cornea.

Nei pazienti che hanno un deficit nell’endotelio corneale, fino ad oggi l’unico modo per ristabilire la vista era il trapianto attraverso un donatore. In questo caso, invece, la protesi è stata creata con un materiale simile alla plastica, e funziona esattamente come l’endotelio di una cornea.

Spiega Fontana: «Il valore aggiunto principale di utilizzare questo sistema sta nella minore percentuale di rigetto e nella poca invasività dell’intervento, quasi ambulatoriale».

La storia di Giancarla

Giancarla ha 76 anni ed è affetta da scompenso endoteliale, con opacizzazione della cornea e glaucoma. Negli ultimi anni si era sottoposta a due interventi (falliti) di trapianto con cellule endoteliali provenienti da dei donatori.

Prima dell’ultima operazione, la donna si trovava in una condizione di cecità totale, poiché riusciva a distinguere soltanto ombre e luci, ma non le forme. Ora, la sua cornea è trasparente e ha una capacità visiva di 6 decimi.

La protesi endoteliale che è stata impiantata in questo caso è composta da uno strato sottile di materiale sintetico. È una specie di lente a contatto, morbida e pieghevole, che se introdotta nell’occhio aderisce alla parete interna della cornea.

Gli esperti, nonostante gli ottimi risultati, sono ancora riluttanti nel sostenere che l’endotelio artificiale possa sostituire completamente il trapianto di tessuto da donatore, ancora in grado di garantire un ottimo risultato visivo e con bassi rischi di complicanze nei pazienti.

Tuttavia, gli studi in corso dimostrano quanto siano sicuri ed efficaci questi impianti nei pazienti con complesse e particolari patologie della cornea.