Volare oltre lo sport

Volare oltre lo sport: atto finale a San Giuliano

Oltre 300 studenti delle superiori hanno partecipato all’atto conclusivo di “Volare oltre lo sport”. La manifestazione, promossa dalla Cgia di Mestre in collaborazione con gli Itinerari educativi del Comune di Venezia, si è tenuta presso Punta San Giuliano.

Il progetto “Volare oltre lo sport” ha visto partecipare oltre 24 classi tra gli istituti superiori di Mestre. Un momento di incontro, convivialità e di sport volto a sensibilizzare l’inclusione sociale.

“Il connubio tra sport, scuola e inclusione – sottolinea Roberto Bottan presidente Cgia di Mestre – si dimostra ancora una volta vincente, grazie a uno splendido lavoro di squadra realizzato dagli organizzatori che ha coinvolto associazioni sportive e campioni paralimpici come lo scalatore Moreno Pesce. E’ un messaggio forte quello che viene dato, di inclusione, anche nell’attività fisica, oltre gli stereotipi e, appunto, oltre le barriere. Insomma, lo sport è per tutti e con le dovute accortezze, anche per i ragazzi con disabilità”.

L’edizione 2024 è iniziata lo scorso mese di gennaio – qui l’articolo – ed ha previsto tre uscite: in marzo una ciaspolata al rifugio Città di Fiume, poi due passeggiate sul fiume Sile e infine questa tenutasi presso la Punta San Giuliano con circa 300 ragazzi che hanno potuto provare l’esperienza di canoa, kayak, barca a vela, voga alla veneta e da quest’anno anche del tennis.

donna con disabile che sorridono

Donne e malattie rare: come vivono pazienti e caregiver

Nel Nostro Paese più di due milioni di donne devono affrontare una malattia rara: un milione come paziente, mentre l’altro come caregiver.

Si stima che il 70% di tali patologie insorga durante l’età pediatrica, ed è la madre, solitamente, a prendersene cura.

Questo è quanto emerge dal Libro Bianco italiano, presentato recentemente in Senato durante l’evento “Women in Rare – La centralità delle donne nelle malattie”. Il fine è quello di costruire una banca dati per supportare bisogni e aspettative di pazienti e caregiver.

Il progetto è nato nel 2023 ed è stato promosso da AstraZeneca Rare Disease, Alexion e UNIAMO, con la partecipazione di EngageMinds Hub, Fondazione Onda Ets e Altems.

Per quanto riguarda il contesto economico-finanziario è emerso che il 42% delle donne con malattia rara ha vissuto un cambiamento, in otto casi su dieci negativo. Le spese, nel 77% dei casi, riguardano trattamenti medici, nel 23% i viaggi per terapie e nel 19% la gestione della famiglia e della casa.

Oltre a questo, le donne con malattia rara perdono, mediamente, 45,46 giorni lavorativi all’anno, ovvero quattro giorni ogni mese.

Nel caso delle caregiver, invece, nel 65% dei casi la diagnosi di una malattia rara del figlio ha condotto ad un aggravamento della propria condizione economica, e nel 78% dei casi ci sono state ripercussioni psicologiche. Le caregiver perdono, in media, 43,67 giorni di lavoro all’anno, ovvero 3,64 ogni mese.

Per quanto riguarda la sfera relazionale, le donne con malattia rara diminuiscono del 67% le attività sociali e del 66% le relazioni a seguito della diagnosi. Nonostante la diminuzione delle relazioni, la qualità di queste sembra essere migliore.

Viene compromessa anche la cura di sé: diminuisce del 38% il tempo di cura dei capelli, la scelta dell’abbigliamento scende del 41%, la cura della pelle del 41% e l’attività fisica del 64%. La malattia, nell’88% dei casi, ha portato a cambiamenti fisici che hanno impattato sull’autostima.

Nelle caregiver il senso di colpa è uno dei sentimenti prevalenti, che si accompagna alla sensazione di sbagliare. Questo accade, per esempio, quando si arrabbiano e quando rimproverano il figlio.

I sensi di colpa, per le caregiver, avvengono anche quando decidono di dedicare del tempo a loro stesse. Nonostante tutto, l’89% delle intervistate pensa di svolgere un ottimo lavoro.

È possibile consultare la ricerca completa al seguente link: Women in Rare – la centralità delle donne nelle malattie

 

copertina video allestimento mercedes

Mercedes sprinter allestimento premium

Mercedes Sprinter allestito per clientela “premium”  e al tempo stesso “trasporto disabili”. Si possono notare

  • Pavimenti in alluminio con guide incassate
  • Rivestimento del pavimento antisdrucciolo lavabile, alta resistenza
  • Sedili reclinabili, a sgancio rapido, rivestiti  ecopelle,  con2 braccioli
  • Gradino laterale elettrico
  • Rampa manuale in alluminio, amovibile, portata 300 kg

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bambino che si chiude un occhio

Bendagnez: una canzone e una community Instagram dedicata ai difetti visivi dei bambini

Elisa Raimondi ed Enrica Ferrazzi, rispettivamente figlia e madre, hanno deciso di creare “Bendagnez”, una community Instagram per condividere le esperienze dei bambini con difetti visivi che devono ricorrere al bendaggio, ovvero mettere una benda sull’occhio sano per sforzare l’altro a lavorare.

Il procedimento non è semplice, poiché spesso i bambini non sono bendisposti a portare per tutto il giorno una benda sull’occhio.

Spiegano Raimondi e Ferrazzi:

«Non è facile questa terapia, che si usa nei casi ambliopia, strabismo, cataratta congenita e altre problematiche visive, né per i bambini, né per i genitori che di frequente incontrano la resistenza del proprio figlio ad accettare di trascorrere gran parte della giornata con una benda sull’occhio. A ciò si aggiunge talvolta la paura di essere presi in giro da amici e compagni, o anche solo di essere oggetto di interesse non richiesto mentre si è al parco o al supermercato».

La canzone dei Bendagnez

La community ha il suo inno personale: «Siamo i Bendagnez, colora, colora, colora, così l’occhietto lavora, lavora, lavora e con il tempo migliora, migliora, migliora».

«Una musica orecchiabile» prosegue Enrica, «con poche parole che però racchiudono l’essenza del bendaggio: tenere i bambini impegnati in attività, come il colorare, durante l’occlusione così da fare lavorare l’occhio pigro favorendo il miglioramento delle funzioni visive».

La “Canzone dei Bendagnez” si trova online su tutte le piattaforme.

Un sogno realizzato

Sui social basta cercare @occhideibimbi @ibendagnez per scoprire meglio di che cosa si tratta e conoscere la storia personale di Enrica, che racconta ciò che ha vissuto in prima persona con la figlia Elisa e la sua ambliopia.

«Ringraziamo di cuore tutti i professionisti che in questi ultimi mesi hanno lavorato per poter realizzare il sogno di questa canzone. Quando Lele (Emanuele Mapelli), il papà musicista di una piccola Bendagnez, ci ha proposto lo scorso anno di scrivere testo e musica per una canzone da usare come inno per questi bambini, siamo rimaste entusiaste», dichiara Elisa.

«Le nostre più rosee aspettative sono state di gran lunga superate grazie all’offerta di collaborazione venuta da Greta Mancini e Carlo Rossetti, rispettivamente voce e patron di Coccole Sonore, canale web con oltre 2 milioni di iscritti dedicati ai bambini e alle loro famiglie, per scoprire cantando il mondo che li circonda», conclude.

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