Più della metà delle risorse destinate alle strutture semiresidenziali per disabili non sono state utilizzate

Durante l’emergenza Covid sono state sospese le attività delle strutture semiresidenziali, destinate alle persone con disabilità. Le attività sono state riprese successivamente, a condizione che venissero rispettati alcuni protocolli.

Durante l’emergenza Covid, lo Stato aveva previso un “Fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità”, grazie al quale sono stati stanziati 40 milioni per l’anno 2020. I fondi sono stati assegnati alle Regioni, in modo tale che queste li distribuissero agli enti gestori delle strutture semiresidenziali per persone con disabilità.

Ogni regione, tenendo conto del numero degli utenti con disabilità all’interno delle strutture, doveva determinare l’ammontare massimo di contributo concedibile. Era prevista anche una rendicontazione, da parte delle Regioni, in relazione all’effettiva erogazione dei contributi alle strutture in questione e un monitoraggio dei flussi finanziari.

Non tutte le Regioni hanno reso disponibili i dati. Finora, è emerso che le risorse trasferite dal bilancio statale alle Regioni sono state 39.920.000,00. Tuttavia, ai centri diurni sono stati erogati soltanto 17.218.933,89. Ciò significa che sono state utilizzate meno del 50% delle risorse.

Si rilevano, inoltre, forti disuguaglianze a seconda della regione. Risulta difficile individuare le ragioni da attribuire alla parziale utilizzazione delle risorse rese disponibili nel settore dei servizi sociali e nel sostegno delle persone con disabilità. La situazione di emergenza ha sicuramente influito sulla capacità di attuazione del programma, ritardando delle procedure finalizzate alla gestione delle risorse. Anche le varie organizzazioni territoriali hanno influito sulla gestione efficace delle risorse, come testimoniano le differenze tra le varie regioni.

La Corte dei Conti ha tratto le sue conclusioni:

«Nell’ambito della situazione emergenziale imposta dall’epidemia, che condiziona tuttora, anche successivamente alla riapertura delle strutture semiresidenziali, la prestazione dei servizi alle persone con disabilità, il legislatore ha riaffermato con forza la necessità di garantire la continuità della relativa erogazione, anche attraverso una riprogrammazione a livello territoriale e un potenziamento della relativa offerta. Tuttavia, la forte disomogeneità territoriale che caratterizza nel nostro Paese i servizi sociali non fornisce elementi rassicuranti sulla diffusa e pronta applicazione delle disposizioni esaminate, anche per la mancanza, più in generale, di un’organizzazione che assicuri l’erogazione dei livelli minimi di servizio nella materia.»

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