Francesca Cipelli - Olympic Games Tokyo 2020.

Francesca Cipelli: da Oriago a Tokyo

La giovane campionessa arriva nona alla finale paralimpica di salto in lungo

Ha soltanto dieci anni, Francesca Cipelli, quando, a causa di uno scontro fortuito con un altro bambino in palestra, riporta un trauma cranico encefalico. La pronta operazione a Padova non ne risolve tutte le conseguenze: le rimane un’emiplegia spastica alla parte destra del corpo. Ma è solo quando, dopo tre anni di recupero al centro Nostra famiglia di Conegliano, si avvicina al mondo dell’atletica leggera che trova sé stessa e capisce fino in fondo il valore della diversità.

Paralimpiadi di Tokyo 2020: Cipelli conquista la nona piazza nel salto in lungo T37

Quella disputata domenica sui terreni di Tokyo è la sua terza sfida con la maglia azzurra, categoria salto in lungo, in una manifestazione internazionale. La giovane 24enne cerca di fare del suo meglio, tuttavia si trova a fronteggiare avversarie molto più esperte (e quotate) di lei. Il risultato è un salto di 3,96m, che la posiziona -dunque- ben dietro le prime tre, che registrano misure superiori a 4,50m.

Inutile negare l’amaro in bocca, che trapela anche dalle sue -seppur concise- dichiarazioni: “Non posso dirmi soddisfatta e devo ancora realizzare cosa non abbia funzionato e perché. Sicuramente non posso non calcolare l’esperienza complessiva generale strabiliante qui a Tokyo, che mi darà un bagaglio umano, valoriale e sportivo importantissimo in vista di appuntamenti internazionali futuri”.

Nonostante la delusione, non si può dimenticare il contesto: il paralimpismo è, certamente, sfida e competizione ma -soprattutto- realtà che fa sentire tutti uguali a prescindere delle proprie carenze, semplicemente avendo a che fare con gente che ha un certo passato. Infatti, c’è un concetto -espresso in precedenza già dalla stessa Francesca- che vale la pena di affermare e ricordare: «[…] In ogni competizione che si rispetti, tutti, un giorno, vorrebbero vincere una medaglia d’oro; ma già tutto quello che fanno giornalmente gli atleti paralimpici è segno di grande forza morale e mentale. Quella loro è la testimonianza che la vita non è finita, ma anzi comincia da qui».

 

 

Fonte immagini: @fracipelli – profilo personale Facebook

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