Paralimpiadi, l’Afganistan e gli altri paesi dimenticati

L’edizione paralimpica di Tokyo 2020 accende i riflettori su alcune situazioni internazionali drammatiche

La situazione che si sta vivendo in questi giorni in Afganistan è entrata nelle nostre case in diretta attraverso giornali, tv e internet. Tuttavia, la cronaca ci racconta anche della presenza di un pizzico di Afganistan anche all’interno delle paralimpiadi di Tokyo. In effetti, sono due gli atleti afgani finalmente giunti nella terra dei ciliegi per gareggiare nella festa internazionale dello sport.

Tokyo 2020: dopo la squadra dei rifugiati arrivano i due atleti afgani

Avevano rischiato di non partire, restando bloccati nella capitale del loro paese. Invece, un paio di giorni fa sono riusciti ad arrivare a Kabul, quindi hanno raggiunto il villaggio paralimpico di Tokyo. Stiamo parlando di Zakia Khudadadi (taekwondo) e Hossain Rasouli (lancio del disco), gli atleti che rappresentano in questa competizione il loro paese, l’Afganistan, rimasto senza porta bandiera alla simbolica parata di apertura dei giochi lo scorso 24 agosto.

In realtà, il loro arrivo in Giappone -dopo l’iniziale trasferimento in Francia- è il frutto di una mobilitazione internazionale che muove dalla volontà di condivisione e co-partecipazione. In particolare, Zakia Khudadi (in gara oggi) si presenta come prima donna afgana a partecipare alla Paralimpiadi, dopo Atene 2004. Houssain Rasouli, invece, gareggerà domani (3 settembre) nelle batterie dai 400m T47.

Tuttavia, i sopracitati atleti afgani non sono gli unici ad accendere i riflettori sui drammi causati dalle guerre e sulle fughe a cui proprio le guerre costringono quotidianamente milioni di persone. Infatti, per la prima volta nei giochi, in queste paralimpiadi gareggia anche la Squadra Paralimpica dei Rifugiati (composta da una donna e cinque uomini). Li vediamo competere in discipline quali il lancio della clava, il nuoto, il canottaggio, ping pong, taekwondo e la curiosità ci spinge a conoscerne le storie (il vaiolo, l’incidente sul lavoro, i problemi alla nascita). Così, manifestazioni come questa diventano occasione per comprendere la necessità di rileggere la realtà con occhi diversi, più inclusivi, più aperti.

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