Persona in carrozzina che guarda tramonto in mare

ShowReal: una campagna per promuovere la disabilità nella pubblicità

Ci sono tantissime persone che convivono con una disabilità, ma sono ben poche le pubblicità che ne parlano. Per questo motivo è nata “ShowReal”, una campagna di sensibilizzazione con lo scopo di incentivare le aziende e il mondo della comunicazione a parlare e rappresentare in modo autentico la disabilità nelle pubblicità.

ShowReal è stata pensata da Valore D, Fondazione Diversity, OBE e YAM112003, e vedrà la partecipazione di tre creator con disabilità: Ludovica Billi, Arianna Talamone e Marco Andriano. Lo scopo della campagna è quello di far avvicinare più persone possibili al concetto di disabilità, per poter ottenere maggiori rappresentazioni anche nel mondo della pubblicità.

In questo ambito, infatti, la disabilità non è mai rappresentata. Questo forse dipende anche da un tipo di narrazione stereotipato e scorretto, che ha ampliato la distanza tra chi convive con la disabilità e chi non la conosce affatto.

L’obiettivo finale di ShowReal è quello di costruire un futuro in cui nessuno si accorgerà se il protagonista della pubblicità ha una disabilità o meno.

Secondo una ricerca condotta da Nielsen negli Stati Uniti, il settore pubblicitario non sembra essere molto inclusivo. Il 26% dei cittadini americani convive con qualche forma di disabilità: nonostante questo, soltanto l’1% delle pubblicità mostra delle persone con disabilità.

Il settore pubblicitario ha un grande potere, ovvero quello di far conoscere a più persone il mondo della disabilità; nonostante tutto, sembra non farlo adeguatamente.

Soltanto 6mila delle 450mila pubblicità che Nielsen ha preso in considerazione rappresentano anche persone con disabilità, e nella maggior parte dei casi promuovono servizi o prodotti che appartengono alla cura personale o al settore medico.

L’inclusione delle persone con disabilità all’interno delle pubblicità dovrebbe avvenire nel modo più naturale possibile, ovvero mostrando scene di vita quotidiana. Non bisognerebbe includerle soltanto quando si ha intenzione di pubblicizzare determinati servizi, poiché la loro vita va oltre alla disabilità in sé, ed è quindi corretto che siano protagonisti di qualsiasi pubblicità.

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