Bambole con disabilità

Bambole con disabilità per combattere stereotipi e differenze

Tutti dovrebbero rispettarsi, e nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato o in difetto. Si tratta di nozioni fondamentali che si imparano sin da piccoli, per riuscire ad accettarsi e rispettare sé stessi e il prossimo. Per fare questo ci sono tanti strumenti, come il gioco.

Di recente, Amy Jandrisevits, un’ex assistente sociale, ha cominciato a realizzare delle bambole con disabilità che rispecchiano i proprietari, ovvero bambini che hanno le stesse problematiche e difficoltà.

Con la realizzazione delle bambole con disabilità si tenta di abbattere stereotipi e differenze, realizzando un progetto unico. Infatti, in commercio troviamo bambole tutte uguali, e sembra quasi che la diversità sia qualcosa di sbagliato.

«Sono una produttrice di bambole convinta che ogni bambino, indipendentemente da sesso, etnia, età, problema medico o tipo di corso, dovrebbe avere una bambola che gli somiglia», dichiara Amy Jandrisevits.

Jandrisevits nasce come assistente sociale all’interno di un reparto ospedaliero di oncologia pediatrica. Nel suo lavoro con i bambini ha utilizzato spesso la terapia del gioco, avvalendosi delle bambole per aiutare i bambini ad esprimersi al meglio.

L’idea le è venuta proprio lavorando: «Molti dei bambini che seguivo non avevano mai avuto i capelli e non si rispecchiavano in quelle bambole. Continuavano a farmi domande sul perché loro non somigliassero ai giocattoli». Proprio per questo ha creato delle bambole diverse tra loro, come i bambini che seguiva.

Jandrisevits, durante il suo lavoro si è ritrovata spesso di fronte a situazioni difficili, talvolta strazianti, dovendo assistere bambini che si sottoponevano a cure aggressive, responsabili di importanti cambiamenti nei piccoli che faticavano a riconoscersi.

Dare delle bambole praticamente perfette a questi bambini non li aiutava affatto, anzi, accentuava ancora di più le differenze con i giocattoli, senza offrire loro la possibilità di identificarsi. Per un bambino è molto straziante non riuscire a riconoscersi in un giocattolo, soprattutto durante la crescita.

Jandrisevits ha fondato anche un’associazione no profit, A Doll Like Me, per consentire a chiunque di fare delle offerte per realizzare bambole che non rispecchiano alcun stereotipo di bellezza.

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