La Smart Home al servizio delle persone con disabilità

La tecnologia oggi è in grado di trasformare le nostre case, che diventano così in grado di supportare l’autonomia e l’indipendenza di tutti, anche delle persone che convivono con la disabilità. Tuttavia, non c’è ancora abbastanza consapevolezza di tali potenzialità, e le informazioni a riguardo sono veramente poche.

Per questo motivo è nato il progetto “Abitiamo nuovi spazi di libertà”, presentato il 22 novembre a Roma e promosso da Biogen, dai Centri Clinici NeMo, NeMo Lab e con il patrocinio di UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e Famiglie SMA (Associazione Genitori per la Ricerca sull’Atrofia Muscolare Spinale).

Le potenzialità delle smart home nella vita delle persone con disabilità

Secondo un’indagine condotta su un campione di 46 persone, di cui 23 con SMA e SLA e i 23 rispettivi caregiver, emerge come più della metà degli intervistati non è soddisfatto delle informazioni ricevute sulle tecnologie che possono essere utilizzate per aumentare la propria autonomia.

7 intervistati su 10, inoltre, non sanno che alcune soluzioni sono totalmente a carico del SSN.

Alberto Fontana, presidente dei Centri Clinici NeMo afferma: «Chi vive una patologia neuromuscolare fa i conti ogni giorno con il limite fisico e con la necessità di essere supportato anche nei più piccoli gesti quotidiani. In questo senso, la tecnologia rappresenta uno strumento fondamentale al servizio della ricerca del percorso di autonomia personale e del desiderio di vivere una vita piena, a prescindere dalla malattia».

Continua: «La convenzione Onu per le persone con disabilità del 2006 sottolinea quanto sia l’ambiente in cui si vive a determinare la disabilità. Ecco perché dobbiamo continuare a lavorare per creare le condizioni che modifichino gli ambienti di vita, per costruire una nuova immagine di società, nella quale le specificità di ciascuno diventino valore per tutti».

Uno dei valori aggiunti della tecnologia è il suo sapere andare incontro ai bisogni specifici delle persone, anche a chi convive con patologie neurodegenerative che coinvolgono molti aspetti funzionali e in varie fasi della vita.

Spiega Valeria Sansone, direttore Clinico e Scientifico di NeMO e Professoressa ordinaria presso l’Università degli Studi di Milano: «In questi ultimi anni la ricerca scientifica sta facendo enormi passi avanti nello sperimentare trattamenti farmacologici che stanno cambiando la storia stessa di alcune di queste patologie».

Tuttavia, «è di fondamentale importanza mantenere una presa in carico clinica mirata, che deve comprendere sempre di più anche una presa in carico di tipo tecnologico, per accompagnare ed educare la persona nella scelta e nell’uso dei dispositivi e dei sistemi adeguati ai suoi bisogni specifici».