Il dramma dell’inclusione scolastica per i bambini con disabilità

Marco è un bambino con disabilità che deve frequentare la quinta elementare. Tuttavia, il dirigente scolastico, vista la mancanza di competenze degli insegnanti che lo seguono in classe, ha messo in discussione la sua iscrizione.

Un altro bambino, Cristian, è sordo, e l’assistente alla comunicazione è presente soltanto per 10 ore a settimana. Il motivo? Presunti problemi finanziari dell’amministrazione comunale. Alessandro, poi, corre il rischio di non entrare affatto in classe, perché ha bisogno di continua assistenza infermieristica e non c’è nessuno che può ricoprire il ruolo.

I nomi di questi bambini sono di fantasia, ma le storie sono tutte vere. E sono soltanto tre dei tantissimi casi seguiti dall’associazione “Nessuno è escluso”. Fortunato Nicoletti, vice presidente dell’associazione, ricorda che la frequenza scolastica «rappresenta un diritto costituzionalmente sancito, che oltretutto è anche un obbligo».

Continua: «La scuola costituisce, o meglio dovrebbe costituire, il primo luogo di relazione, socializzazione e inclusione. Invece risulta spesso completamente inaccessibile per i nostri figli: o perché gli edifici sono strutturalmente inadeguati o perché mancano le figure di accompagnamento, sostegno, supporto e assistenza».

Nicoletti e la sua famiglia vivono sulla loro pelle il dramma dei problemi dell’inclusione scolastica. La loro figlia minore, Roberta, è nata con una malattia rarissima, la displasia campomelica acampomelica. In Italia, Roberta è l’unico caso noto di questa malattia.

La piccola ha sei anni ed ha appena cominciato la scuola elementare, ma il suo futuro scolastico è incerto. «Con l’iscrizione a scuola, qualunque studente ha la sicurezza della frequenza per tutto l’anno scolastico. Gli studenti con disabilità e le rispettive famiglie, invece, devono vivere alla giornata, non sono loro a decidere se e quando poter frequentare, ma è l’assessore di turno, il dirigente, l’ufficio scolastico, perché non c’è mai tutto ciò che serve, che poi è tutto quello che la legge prescrive».

Roberta ha bisogno di un’assistenza infermieristica costante. Nonostante lo sforzo della scuola per garantire un ambiente funzionale e accogliente, l’ASST della Regione Lombardia non le può garantire l’assistenza di cui necessita, rendendo la sua frequenza scolastica saltuaria.

Per Roberta è stata costituita una commissione che dovrà stabilire se potrà frequentare la scuola ad orario pieno, ovvero cinque ore al giorno. «I bambini vanno a scuola tutto l’anno e restano a casa solo quando solo malati. I bambini con disabilità, invece, non hanno lo stesso diritto: spesso restano a casa anche senza febbre».

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