Luciana Littizzetto interroga Orlando sull’assegno ai disabili lavoratori

Durante l’ultima puntata di “Che tempo che fa” la Littizzetto legge una lettera al Ministro del Lavoro

A stretto giro, il Parlamento deve risolvere il tema della sospensione dell’assegno ai disabili che lavorano. Un argomento che, in un paese democratico, non dovrebbe nemmeno essere al centro di una discussione. Tuttavia, ora che l’Inps questo sussidio l’ha sospeso, è la comica Luciana Littizzetto, con una lettera in Tv, a rivolgersi al Ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Luciana Littizzetto e la sua lettera ad Orlando sull’assegno ai disabili

“Caro Orlando. Tu che sei Orlando, come il paladino, ma siamo noi che rischiamo di diventare furiosi. Concordi anche tu che non esiste al mondo che si tolga l’assegno di invalidità ai disabili che lavorano?” Inizia così l’appello della comica della Rai al Ministro del Lavoro; e continua con un accostamento tanto paradossale quanto centrato.“[…] Quell’assegno è un diritto che non può essere alternativo all’impiego, vero? E allora io ti dico che diamo redditi di cittadinanza a camorristi e mafiosetti.”

Comunque, già nelle scorse settimane, il Ministro Orlando aveva parlato dell’esistenza di un emendamento per la reintroduzione all’assegno per i disabili lavoratori. Il fine? Correggere quanto di sbagliato è avvenuto nel recente passato. E lo stesso concetto, il Ministro lo ribadisce anche nel corso della serata di ieri, su Twitter, ringraziando Che Tempo Che Fa per aver affrontato l’argomento.

“Stiamo risolvendo con un emendamento e uno dei provvedimenti è in discussione in Parlamento e verrà modificato ripristinando l’assegno per i lavoratori con disabilità”.

Comunque, come sottolinea la Littizzetto, c’è da chiedersi che cosa ci faccia un disabile con quei 287 euro al mese. Ora, detto con una certa franchezza, sicuramente, non sono uno strumento per divertirsi o spassarsela, no. Quindi, se è giusto e sacrosanto correggere un errore, a volte si potrebbe anche fare un lavoro di prevenzione, che renda non necessario dover sempre ricorrere alla cura.